La regione Campania custodisce antichi e pregiati vitigni, che sono alla base di un'enologia di spiccata tipicità, sempre più apprezzata nel mondo. Il territorio regionale è uno dei più antichi nuclei di insediamento della vite e, ancora oggi, nell'ambito della viticoltura internazionale, si caratterizza per la presenza di ceppi centenari in molti vigneti. I vini decantati nell'antichità da Cicerone, Plinio, Marziale, Virgilio, quali la Vitis Hellenica, la Vitis Apiana, il Vinum Album Phalanginum e la Aminea Gemina, solo per citarne alcuni, altro non sono che i progenitori dell'Aglianico, del Fiano, della Falanghina e del Greco.
Il connubio tra vite e territorio è testimoniato anche dai preziosi reperti archeologici che documentano l'eccellente qualità dei vini locali, non a caso noti nell'antichità come i "vini degli imperatori". Gli affreschi delle antiche ville degli scavi di Pompei ed Ercolano e i depositi di anfore illustrano come il vino venisse già allora conservato in cantine e finanche etichettato, offrendo la prova tangibile della secolare tradizione del "culto del vino" in Campania.
Si tratta di un vero patrimonio di tradizioni e cultura che ha rischiato di svanire quando, agli inizi del '900, una grave infestazione di fillossera distrusse gran parte dei vigneti. Fortunatamente, grazie all'impegno dei produttori locali e delle istituzioni coinvolte, nel corso dei decenni è stata recuperata la varietà delle specie autoctone, da cui ancora oggi si continuano a produrre vini di grande pregio e tipicità.
L'enologia regionale si caratterizza attualmente proprio per l'enorme ricchezza varietale delle viti coltivate sul territorio. In Campania si contano infatti oltre 100 vitigni autoctoni: un numero che non ha pari in nessuna delle aree viticole del mondo. L'originalità dei vini regionali, dai profili aromatici fortemente riconoscibili, si deve proprio alla ponderata scelta da parte degli attori del territorio di proteggere ed incentivare, nel corso del tempo, i vitigni locali. Nello scorso ventennio, mentre tutte le regioni vitivinicole del mondo concentravano la propria attenzione sui vitigni "internazionali", la Campania ha scoraggiato, e in alcuni casi vietato, l'impianto di vigne con vitigni internazionali, puntando invece sulle varietà indigene.
Oltre alla presenza di vitigni storici con una grande ricchezza varietale, la Campania si caratterizza per la molteplicità di ambienti vocati alla coltivazione della vite, ciascuno con connotazioni molto specifiche. Tra di essi, è possibile distinguere, in linea di massima, un nucleo costiero, un nucleo vulcanico e un nucleo afferente alle aree interne.
Ogni zona ha selezionato nei secoli i propri vitigni, che nel tempo si sono perfettamente adattati alla geografia dei luoghi, entrando in completa sintonia con l'ambiente e il territorio. Alcuni vitigni - come nel caso dei caratteristici terrazzamenti delle Costiera Amalfitana e Sorrentina, e delle isole di Ischia, Capri e Procida - si sono adattati al mare e alla salsedine, dando origine ad alcuni dei vini più prestigiosi dell'enologia nazionale. Altri vitigni si sono invece conformati ai terreni vulcanici, ricchi di ceneri e lapilli, nelle terre del Vesuvio, delle solfatare di Pozzuoli, degli Astroni, del vulcano Roccamonfina, eccetera.
Nelle aree interne, caratterizzate da inverni più rigidi e piovosi, e da terreni per lo più argillosi, che hanno subito l'influenza dell'attività vulcanica nel corso dei secoli, le "viti della terra" della Campania hanno generato vini di grande eleganza. Nelle vigne interne, spiccano il Greco (l'antica Aminea Gemina, da cui nasce il Greco di Tufo), e il Fiano (identificato con le antiche uve apiane, da cui deriva il Fiano di Avellino), entrambi DOCG dal 2003. La Falanghina che dona il suo nome alla DOC campana più diffusa "Falanghina del Sannio".
Ma il vero "dominus" della vigna campana è l'Aglianico, un vitigno antichissimo, noto da tempo nel panorama internazionale, che ha originato vini di eccellente qualità: il Taurasi, in provincia di Avellino, primo tra i DOCG dell'Italia meridionale; l'Aglianico del Taburno, ultima tra le DOCG campane; il Falerno del Massico, dalle origini antichissime, e il Galluccio, in provincia di Caserta; ancora le varie altre tipologie della DOC Sannio, e il Cilento, in provincia di Salerno.
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